FOCUS: elezioni italiane... e poi?
Ormai poche sedute ci stanno separando dalla data delle elezioni politiche italiane. E pur senza elementi che evidenzino gravi tensioni, qualche incrinatura alla tranquillità con cui il mercato si è sinora confrontato al rischio Italia si è visto.
La ragione è da ricercarsi nella presa di coscienza che il percorso che ci porterà ad un nuovo assetto di governo (sia esso nuovo davvero o molto simile al vecchio) sarà nel breve periodo un po’ più accidentato dell’idilliaco quadro rappresentato dal recente andamento dello spread BTP/Bund sul quale qualche riflesso si è visto dato che ultimamente si è posto a metà strada tra i livelli posti attorno ai 160/170 punti base di fine 2017 e i 120 di inizio febbraio (fermandosi all’incirca intorno ai 140bp). Siamo di fronte ad un mercato piuttosto confuso che, nonostante i picchi di volatilità segnati qualche settimana fa, continua ad assestarsi con movimenti degli indici piuttosto laterali e di modesta entità.
Sul fronte politico va segnalato che il prossimo fine settimana non sarà interessato solo dalle elezioni italiane ma anche dal referendum dell’SPD tedesco chiamato a confermare la proposta di una grande coalizione di governo con la cancelliera Merkel. In questo caso sono maggiori le possibilità che un voto favorevole vada a comporre un governo sulla carta dalle maggiori prospettive europeiste e con una maggiore propensione verso le politiche fiscali espansive.
Resta, come d’altro canto nel caso della chiamata al voto italiana, un’alea che la relativa tranquillità degli indici degli ultimi giorni non ha del tutto catturato e che potrebbe in simpatia con gli eventi italiani divenire più movimentata nei prossimi giorni.
In questo stadio delle cose come è pressoché impossibile definire uno scenario certo senza una buona dose di approssimazione. Abbiamo tuttavia alle spalle numerosi e recenti esempi di come le tensioni pre-elettorali si stemperino rapidamente dopo il voto con risposte delle borse che contraddicono l’atteggiamento cauto del periodo pre-voto anche quando gli esiti non sono quelli sperati (ad esempio nel caso del referendum sulla Brexit o nel caso dell’elezione di Trump). E’ lo stato dell’economia a dover attrarre la parte maggiore del nostro interesse. Salvo clamorosi sviluppi la politica occuperà solo poche sedute e l’esito della consultazione con buone probabilità non dovrebbe cambiare la traiettoria virtuosa intrapresa dalla nostra economia.