AGGIORNAMENTO MERCATI: crisi cinese, materie prime e volatilità

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Gli avvenimenti in Cina e sui principali mercati di questi giorni sono indissolubilmente legati a doppio filo. Il rallentamento dell’economia cinese e l’abbondante liquidità immessa nei mercati dalle principali banche Centrali negli ultimi anni hanno avuto un peso importante anche sull'andamento delle materie prime e del prezzo del petrolio. Ma vediamo di riassumere i fatti partendo dalla recente svalutazione della divisa cinese.
L’elemento principale che ha portato alla svalutazione del renminbi in Cina è stato l’apprezzamento del Dollaro americano cui la divisa cinese è stata legata negli ultimi anni. A sua volta la recente forza del dollaro è legata alle aspettative di rialzo dei tassi d’interesse americani. Guardando il tasso di cambio reale con un paniere di valute dei principali paesi con cui la Cina ha scambi commerciali (tra cui molti paesi asiatici), il renminbi si è apprezzato del 30% dal 2010, circa il 15% solo da metà dello scorso anno, molto di più di altre divise. In tal senso la PBOC (la Banca Centrale cinese) ha subito dimostrato di voler stimolare l’economia reale riducendo di 25 punti base sia il tasso benchmark sui prestiti ad un anno (4,6%), sia quello sui depositi (1,75%). Allo stesso tempo l’Istituto ha ridotto di 50 pb il tasso di riserva obbligatoria per il sistema bancario, con decorrenza a partire dal prossimo 6 settembre.
Il cambiamento della politica dei cambi in Cina potrebbe avere un impatto anche sulle decisioni di politica monetaria della Fed e della BCE. Per quanto riguarda la Fed è ancora molto probabile un primo intervento al rialzo sui tassi perché la Yellen ha sempre detto che, sebbene la tempistica sia ancora incerta, occorre tener conto del miglioramento del mercato del lavoro al fine di anticipare future spinte al rialzo sull’inflazione prima che sia troppo tardi. Inoltre, il rafforzamento della divisa europea non lascerà probabilmente indifferente la BCE; nel momento in cui la crescita economica sembra dare segnali di ripresa (ricordiamo l’inatteso rialzo del PMI europeo a 54.1 da precedente 53.9 e con attese degli analisi per 53.7), il possibile rallentamento economico mondiale e la rinnovata forza della divisa europea potrebbero spingere Draghi ad intervenire per non vanificare gli sforzi finora effettuati. Per questi motivi, il forte ribasso della borsa europea appare in parte ingiustificato.
Tra le varie asset class, ci preme sottolineare come l’andamento delle materie prime stia scontando una recessione “mondiale” che non è ancora nei numeri dell’economia reale.
Sicuramente sono molti i fattori che hanno influenzato i prezzi delle materie prime (tra cui anche il rallentamento dell’economia cinese e la speculazione); per esempio tale nervosismo è stato alimentato dagli effetti a catena causati dal forte ribasso della borsa cinese che negli ultimi 2 mesi ha azzerato i guadagni del primo semestre dell’anno. Infatti, l’imposizione di restrizioni alle vendite sulla Borsa di Shanghai ha spinto molti investitori a trovare un'alternativa per “coprirsi” dal rischio Cina andando al ribasso proprio su alcune commodities che sono fortemente correlate al ciclo economico cinese. Quello di cui invece si parla poco, e che è opportuno mettere in rilievo per avere un quadro completo sul mondo delle materie prime, è come ci siano molti produttori e venditori di materie prime (di oro, rame, petrolio etc) che hanno alimentato eccessivamente l’offerta di commodities, solo grazie al fatto di poter accedere a finanziamenti a tassi molto bassi. Quello che vogliamo evidenziare è che la discesa del prezzo del petrolio non è necessariamente frutto di una domanda debole (segnale di recessione) ma dipende anche da un eccesso d’offerta.
E’ certo possibile che nelle prossime settimane occorra prepararsi a periodi di forte volatilità anche sul mercato azionario ma nello stesso tempo occorrerà avere molta pazienza e valutare i risultati nella giusta dimensione temporale. Ricordiamo, per esempio, che l’indice S&P 500 è salito quasi ininterrottamente 6 anni senza imbattersi in una correzione del 10% in soli 3 giorni e che una correzione importante potrebbe per assurdo fare bene alla sostenibilità del trend; i mercati azionari con questi forti ribassi sembrano scontare una recessione che per adesso non è nei dati macroeconomici.
Tradotto in parole povere, ci sono nubi nere provenienti soprattutto da Oriente e insite nei meccanismi riequilibratori del mercato obbligazionario a fronte di un imminente aumento dei tassi Usa, ma fattori nel medio periodo più rassicuranti dovuti a miglioramenti dei dati macro dei Paesi sviluppati che rendono improbabile e alquanto ingiustificato un crollo verticale degli indici principali.
Di seguito un articolo che ben riassume i fattori di incertezza che stanno coinvolgendo i nostri mercati e "montando" il fenomeno della volatilità.


Borse al test di Cina e volatilità

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