AGGIORNAMENTO MERCATI: la vera insidia

http://laltrafinanza.blogspot.it/2016/02/aggiornamento-mercati-la-vera-insidia.html
Se da un lato le turbolenze di questi ultimi mesi erano nell'aria già da diverso tempo, il loro significato e la loro gravità saranno l'oggetto della seguente analisi.
Estemporanee ed episodiche calamità a cui abbiamo assistito nel 2015, quali la revisione del debito greco e la contrazione della produttività cinese, ora più che mai vanno a posizionarsi in un puzzle più complesso ma tutto sommato con una chiave di lettura piuttosto semplice: la domanda globale è crollata e non è in grado si sostenere l'indebitamento complessivo del sistema.
La sensazione che le politiche monetarie espansive abbiano esaurito la loro efficacia (ammesso che ne abbiano mai avuta) si fa sempre più concreta. La sbornia dei mercati frutto degli interventi delle Banche Centrali è terminata da un pezzo. La provocazione che sorge spontanea tra gli operatori in questi giorni è che il QE statunitense sia stato creato col principale intento di "ripulire" i bilanci bancari dagli ABS e MBS (ovvero le famose cartolarizzazioni dei mutui) di cui si era imbottito il sistema finanziario americano nel primo decennio del 2000. Vero o no le economie non crescono, il debito di Paesi o di settori come quello energetico o bancario sono in alcuni casi insostenibili e purtroppo questo è un dato di fatto.
Il 2016 si apre quindi con antichi problemi di credito che si ripropongono; con una matrice forse un po' diversa rispetto al 2008, che passa anziché dall'abuso dei credito mutuatario, dall'esposizione finanziaria di colossi produttori ed intermediari di materie prime o addirittura di Paesi che basano le proprie economie sull' export di quest'ultime.
Ipotizzare il petrolio sotto quota 30$ al barile per periodi medio-lunghi porterebbe il mercato a scontare fallimenti di interi Stati (come già approfondito in un nostro intervento nel mese di dicembre 2015) con una crisi sistemica che metterebbe a dura prova il già fragile sistema bancario mondiale. Inoltre come da un articolo del Sole 24 Ore del 4 febbraio sui Fondi Sovrani dei principali Paesi produttori di petrolio, l'assottigliamento delle riserve di tali fondi, alimentate in precedenza dai cospicui guadagni derivanti dalla vendita dell'oro nero a prezzi 3-4 volte superiori a quelli attuali, sta comportando un'enorme diminuzione della liquidità sui mercati finanziari con conseguenti forti vendite su bond ed equity globali.
Tirando un po' le fila del discorso arriviamo sempre più in modo convinto alle seguenti conclusioni:
a meno di nuovi stimoli monetari delle principali Banche Centrali (che comunque sposterebbero solo temporaneamente a nostro avviso per l'ennesima volta il problema del debito globale) le più grosse insidie si nascondo nei Bond. I rendimenti obbligazionari sui quali abbiamo basato le nostre rendite finanziarie per decenni sono al capolinea. Le poche emissioni sane e sicure sono in area negativa sotto i 7 anni di durata e i Corporate Bond, le Obbligazioni bancarie, per non parlare degli High Yield Bond vivranno momenti difficili creando spiacevoli conseguenze agli investitori accaniti di questa asset class. La risposta su come si costruisce un portafoglio efficiente nel 2016 non è molto diversa da quella proposta nel 2015: azioni di qualità appartenenti a settori solidi dove la domanda è forte devono costituire la spina dorsale del portafoglio attraverso fondi flessibili in grado di scaricare in fase di cicli negativi e caricare il peso al loro interno allorquando si delinei un trend nuovamente rialzista. Altre tipologie di scommesse vanno fatte probabilmente in contesti meno turbolenti, anche se ci sentiamo di suggerirvi di non farvi spaventare troppo dalla volatilità sui mercati azionari di cui probabilmente abbiamo solo avuto un assaggio. Corretto essere scarichi ora, ma non abbiate paura ad accumulare su questa asset class premiando inizialmente i settori più solidi (farmaceutico, food, lusso) o quelli che hanno maggiormente patito nell'ultimo anno (energetici). Per ora tutto quello che si sta verificando sui mercati, per chi ha avuto modo di leggere i precedenti articoli, a questo punto non dovrebbe più stupire, come non mi stupirebbe rivedere il mondo dell’equity ristabilirsi a prezzi più elevati di quelli attuali già tra 1 o 2 anni…ma diffidate delle obbligazioni e non stancatevi di avere cash in portafoglio.
Sull’argomento abbiamo creato un approfondimento molto interessante e istruttivo in un altro articolo di questa edizione.
Qui sotto invece potrete trovare alcuni grafici sui rendimenti storici dei titoli obbligazionari, con un confronto tra azioni e obbligazioni in termini di opportunità e di yield atteso. I grafici storici di 2 indici azionari (Sp500, le 500 società americane quotate più capitalizzate e lo Stoxx600, le 600 società europee più capitalizzate) riportati in altri 2 allegati con una regressione lineare vi possono far comprendere come quello che si va delineando potrebbe essere un ciclo finanziario negativo alle porte, e quanto profonda risulterebbe essere una correzione dei principali mercati sviluppati qualora ci trovassimo di fronte ad un nuovo credit crunch.
A disposizione per quesiti e confronti diretti in questi non facili momenti per i nostri risparmi.


Rendimenti storici bond

S&P500 regressione lineare

STOXX600 regressione lineare



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