FOCUS: MPS e il nuovo mercato delle sofferenze

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Questo mese vogliamo incentrare il nostro focus sull’ennesima operazione di “salvataggio” del Monte dei Paschi. Tralasciamo volutamente il tema stress test, su cui potete trovare un ottimo articolo in allegato, perché non riteniamo che abbiano dato indicazioni così particolari e sorprendenti tali da giustificare un approfondimento.
Quello che è venuto fuori dai risultati era ampiamente risaputo e crediamo che non risiedano negli stress test elementi utili a comprendere le problematiche del sistema bancario.
Detto questo cerchiamo di capire meglio le alchimie finanziarie che stanno dietro all’accanimento terapeutico sul Monte dei Paschi.
Innanzi tutto crediamo di dover capire con esattezza quale è il problema di MPS: 27 miliardi di NPL (non performing loan). Ormai anche la finanza è diventata politically correct e invece di chiamarli con il loro vero nome (sofferenze, incagli, crediti deteriorati) usa il termine positivo con la negazione davanti.
Questo cosa significa? Che in questo momento MPS si trova a bilancio perdite potenziali per 27 miliardi date da prestiti di cui non è certa la riscossione.
Il piano di “salvataggio” prevede la cessione di tutti gli NPL al 33% a una società veicolo di cartolarizzazione (“Sec.Co”) per un totale di 9,2 miliardi.
Successivamente verranno create 3 tipologie di titoli derivanti dalla cartolarizzazione per finanziare l’operazione:

  • 1,6 miliardi di Junior Tranche assegnate agli azionisti con all’interno i crediti più rischiosi. Saranno successivamente quotate sul mercato in modo da permettere la liquidazione del titolo (a chissà quale prezzo!!!)
  • 1,6 miliardi di Mezzanine Notes sottoscritte dal Fondo Atlante con all’interno i crediti a rischio medio.
  • 6 miliardi di Senior Notes collocate sul mercato con possibile garanzia della GACS (Garanzia Cartolizzazione Sofferenze) con all’interno i crediti a “basso” rischio.

La novità nasce dalla GACS. Si tratta di garanzie che possono essere chieste dalle banche che cartolarizzano e cedono i crediti in sofferenza, a fronte del pagamento di una commissione periodica al Tesoro, calcolata come percentuale annua sull’ammontare garantito. Il prezzo della garanzia è di mercato, come anche ribadito dalla Commissione europea, al fine di non dar vita ad aiuti di Stato. Per ottenere il rilascio della garanzia, i titoli devono avere preventivamente ottenuto un rating uguale o superiore all’investment grade da un’agenzia di rating.
Ricordiamo ai lettori che si tratta comunque di sofferenze quindi anche le Senior Notes nascono da crediti deteriorati dei quali la banca ha bisogno di disfarsene. Inoltre, per far si che il piano funzioni, questi titoli dovranno essere comprati, esattamente come le famose cartolarizzazioni dei mutui subprime nel 2006/2007.
La seconda parte del piano prevede un aumento di capitale di 5 miliardi su cui una cordata di banche internazionali, tra le quali anche Santander e Deutsche Bank fresche di bocciatura agli stress test americani, ha stipulato un accordo per la sottoscrizione di tutto l’inoptato.
Come al solito è stato creato un altro piano per salvare una banca ad un passo dal fallimento. Il bail in non è il male ma la naturale conseguenza di errori di gestione. Anche dopo i Tremonti Bond sembrava che tutto  fosse risolto invece dopo 5 anni siamo di nuovo qui alle prese con la stessa situazione. 
Vedendo la risposta dei mercati pensiamo che questa non sarà la soluzione a tutti i mali ma solo l’ennesima medicina data a un sistema che ormai è assuefatto a qualsiasi farmaco e che non abbia più molte possibilità di salvarsi.


Sportelli a prova di stress (Milano Finanza)

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