AGGIORNAMENTO MERCATI: i doni sotto l'albero
Si chiude un anno ricco di sorprese finanziarie. Una partenza che lasciava presagire disgrazie e forti ritracciamenti sui principali mercati per larga parte del 2016. La Fed, che dichiarava un’inflazione già consistente, doveva intraprendere già da subito il famigerato aumento dei tassi, opportunamente rinviato viste le reazioni di panico registrate fino a metà febbraio. Tale momento coincise inoltre con l’intensificazione del QE europeo, in cui Draghi ha regalato liquidità anche alle società, in particolar misura a chi ne aveva già da vendere…
Ora che il cammino del rialzo dei tassi è stato effettivamente intrapreso ci si domanda che fine abbiano fatto i timori di inizio 2016. Come misteriosamente paesi emergenti e aziende in crisi, oltremodo indebitate abbiano scongiurato il peggio; come il rally del dollaro non metta più paura a chi è esposto in termini debitori su tale valuta; come molte banche europee che si continuano a trovare a tassi interbancari negativi e quindi con prospettive di utili striminziti per tutto il prossimo anno, ancorché zeppe di sofferenze abbiano scacciato ogni fantasma di ristrutturazione o bail-in che dir si voglia…Un fatto è certo. Chi persegue ragionevolezza e ricerchi nei dati economici delle stime per il futuro ormai si trova di fronte al dilemma di essere impotente nei confronti di un mercato sospinto dal vento della liquidità liberata dalle Banche Centrali. Finché politiche fiscali non canalizzeranno la base monetaria, sarà effettivamente difficile vedere un mercato nel suo ruolo di giudice “imparziale”.
Le politiche fiscali americane a tal proposito soffiano nella direzione opposta a quella di politica monetaria accomodante che ha caratterizzato l’ultimo quinquennio. Ma per ora il mercato ha preso solo il “bello” delle sue conseguenze. Dare speranza alla classe media anglosassone attraverso crescita interna e sgravi fiscali ha una prospettiva che può solo dare ottimismo, ma se pensiamo che la strada per il conseguimento degli obiettivi di maggior redistribuzione della ricchezza e della crescita dei consumi passano da fenomeni quali inflazione, aumento dei tassi, apprezzamento del dollaro, fuga di capitali da Paesi emergenti e dall’Europa, credo sia più che lecito allora immaginarsi un po’ di turbolenza. Se il fenomeno della globalizzazione che ha caratterizzato l’ultimo ventennio, di cui si sono fatti paladini i principali Stati industrializzati e che ora sembrano ripudiarla improvvisamente, dovesse cedere il passo a nuovi tipi di accordi di scambio economico internazionali, prevedere tensioni di natura politico-finanziaria è davvero così fuori luogo?
Non chiedetelo al mercato. Lui per ora sorride a tutti, facendo passare per visionari e “guastafeste” coloro che provano a cercare nella verità delle risposte a fenomeni economici che presentano non pochi elementi di criticità.
A questo punto, visto e considerato che i banchieri centrali ci hanno lasciato tanti doni sotto gli alberi, che lo Stato si appresta a salvare Mps (sempre coi nostri soldi), le considerazioni da fare sul 2017 non possono che essere di buon auspicio… Queste frasi le lasciamo però agli speaker dei road-show finanziari.
Mettersi controvento non è mai semplice, ma gli unici fenomeni che ci sentiamo di ribadire con insistenza sono:
- la pericolosità del mondo dei Bond (o la sua non-opportunità)
- la forza del US dollar e dell’azionario americano di fronte al resto del mondo.
Auguriamo a voi sparuti lettori e alle vostre famiglie un Natale sereno e un 2017 pieno di speranza e verità.