AGGIORNAMENTO MERCATI: dove è indicata la data di scadenza della Trump-euforia?

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Abbiamo assistito pochi giorni fa all’intervento di Trump al Congresso Nazionale. La considerazione principale che ne è derivata, a nostro avviso, non riguarda tanto le dichiarazioni quasi scontate (lotta all’Isis, muro sempre più alto col Messico, sgravi fiscali, aumento dei salari, immigrazione selezionata, annullamento dell’Obamacare, ecc.), quanto come riesca ogni volta a cambiare pelle, da tonante e impulsiva voce popolare a pacato e rassicurante statista.
I panni dello statista creano spesso e volentieri reazioni euforiche sulle principali piazze, dall’altro lato invece i suoi errori diplomatici e le sue gaffes non generano effetti contrari… Da qui si evince che gli operatori, come da alcuni mesi a questa parte, non hanno la minima intenzione di prezzare con attenzione il rischio.
A posteriori si può sempre provare a giustificare le reazioni dei mercati, ma di certo una regola di questi tempi c’è: pensare che le politiche monetarie in USA stiano generando effetti positivi e che si sia finalmente usciti dalla crisi economica.
Oggi l’inflazione è un bene quasi prezioso. E’ indice di crescita dei consumi. E poco importa se ci condurrà ad un aumento dei tassi d’interesse, con conseguenze su apprezzamento del dollaro, svalutazione dei debiti, appesantimento di bilanci pubblici e privati ecc. Sono concetti passati di moda da mesi ormai. Già è proprio così. In un sistema finanziario dove prezzare gli asset per il loro reale valore non ha più senso da una ventina d’anni ormai, c’è da aspettarselo. I trend si determinano sulla “confidence” (e in base ai suoi eccessi). Potremmo assimilare tale concetto alle “mode”, intese come manifestazioni di massa alla rincorsa di un bene o di un look, sinonimo di riconoscimento sociale, elemento immancabile verso l’accettazione comune e il successo.
Chi non si affrettava a comprare un azione in borsa nel 2000 di società che fossero attive sul web? Chi non si precipitava ad acquistare un immobile negli anni della Bolla di Sub-prime, vista la facilità con cui venivano concessi prestiti ben sopra il valore degli immobili stessi?
Come è finita lo sappiamo tutti. Semplicemente i rischi non ci sono quando non esistono, non quando si fa di tutto per non vederli.
Cercare la verità è un dono da tenersi stretti, perché prima o poi torna sempre utile. Attrezzarsi per cavalcare le mode o bolle finanziarie (in gergo) è la risposta più intelligente a nostro avviso per gestire senza troppe ansie le fasi ribassiste dei mercati in casi di shock.
Se, come spesso già argomentato, la contrazione dei prezzi delle obbligazioni o al peggio il default di alcuni di essi sarà cosa certa, dall’altro anche titoli azionari da noi spesso consigliati (ossia multinazionali di settori difensivi e sani) dovranno fare i conti con gli scivoloni dei mercati. Per affrontare scenari di questo genere è assolutamente necessario adottare strategie di Total Return (FOCUS: la strategia Total Return) e farlo con gestori indipendenti ed esperti in materia. Fondi bilanciati o metodi classici e da cassettisti value (guarda caso di moda anch’essi) non avendo nelle proprie corde il dinamismo gestionale saranno vulnerabili.
Esempi di tale filosofia gestionale vanno spiegati attentamente, ma sono tra i pochi strumenti in grado di contenere la volatilità dei mercati con strategie di stop loss e take profit in grado di quantificare i guadagni o perdite massimi a cui si va incontro.
Il nostro Team di Private Banking presso Azimut Capital Management è sempre a disposizione per supportarvi nella scelta.


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