AGGIORNAMENTO MERCATI: fine della Deflazione?


La lettura che segue i dati macro degli ultimi giorni crea riflessi e aspettative come sempre ambigui ma che lasciano alle spalle a nostro avviso la più grossa criticità che ha pesato sui mercati negli ultimi 3 anni: la Deflazione.


In particolar modo sembrerebbe arrestarsi l’effetto noto negli ultimi tempi come “Esportazione di Deflazione” da parte dei mercati asiatici. La Cina infatti, rallentando la propria capacità produttiva ha fortemente contribuito all’abbattimento dei prezzi delle materie prime essendone il primo “consumatore” in assoluto. Sebbene il Pil abbia un po’ deluso nell’ultima rilevazione (6% a fronte di aspettative del 6,6% da parte degli operatori) così come le vendite al dettaglio, i segnali confortanti provengono invece proprio dall’inflazione e non solo quella cinese. Nuove richieste su alluminio, rame, Nichel, insomma sui i principali metalli coinvolti nel segmento produttivo industriale hanno ripreso a crescere vigorosamente.
Tralasciando quindi aspetti di natura politica (Nord Corea, Trump, tensioni nel Golfo…), i dati che attendevamo per provare a cogliere una (ancor lieve) spinta economica, e non solo finanziaria, stanno comparendo. La domanda aggregata (che si ripercuote anche sul dato dell’inflazione core), essendo l’attore principale nello scenario macroeconomico vive il momento migliore dall’ultimo decennio. Lo sforzo impiegato dalle Banche Centrali ha rimesso in piedi le sorti dell’economia globale più di quanto non riuscisse a fare il bel faccino di Riccioli d’oro durante la Grande Depressione del ’29. La velocità con cui si è tenuta a bada la Recessione post-Lehmann è un fenomeno tanto nuovo quanto difficile da decifrare nella sua evoluzione. Immaginare pertanto che Banche Centrali possano lasciar crollare il mercato del debito con strette monetarie eccessive, dopo tanto sforzo e dispiegamento di forze sembrerebbe inverosimile. L’aumento dei tassi a partire dagli USA sarà inevitabile ma estremamente graduale e sempre a “braccetto” con la core inflation. La montagna di liquidità sostiene tutto e lo abbiamo già affermato più volte, chissà che l’effetto di aumento globale della base monetaria non cominci a portare qualche frutto. La violenta quanto inaspettata svalutazione del dollaro a cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi è frutto del congiunto tentativo degli istituti centrali di non far sfuggire di mano debito emergente da un lato e stimolare inflazione e consumi locali in larga parte del globo dall’altro.
Cosa ci dobbiamo aspettare dai mercati quindi? Verrebbe da dire, una relativa distensione sui comparti azionari con un prospettive interessanti su Azionari Consumer Cinesi, bene l’Europa, con una ripresa potenziale dei finanziari e materie prime in rialzo.
L’asset class che non ha più nulla da dire continua a essere quella dei bond in particolar modo dei governativi. Shortarli può creare dei problemi, soprattutto in presenza di banche centrali così “presenti” sui mercati, ma una cosa è certa: comprarli ha poco di strategico…




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