AGGIORNAMENTO MERCATI: il dilemma della finanziaria
A livello internazionale il nostro Paese sta purtroppo raccogliendo i “frutti” dell’incertezza politica derivante da una coalizione senza collante. Ormai chiuso l’ombrellone, se da un lato ci resta tanta amarezza legata al dramma di Genova, dall’altro è sempre più evidente come sia necessario cambiare rotta per lasciar spazio a iniziative pubbliche che ridiano un po’ di quella fiducia nelle istituzioni oggi ai minimi storici.
Una cosa è però evidente a chiunque abbia un minimo di sale in zucca: flat tax + reddito di cittadinanza e rispetto del parametro del 2% deficit/PIL è una missione impossibile.
Cosa attendersi pertanto risulta alquanto difficile. Di certo non ci troviamo in una posizione di forza verso Bruxelles e dubito fortemente su iniziative di spesa pubblica incontrollata. Indubbiamente in ballo c’è anche la credibilità di chi è salito al Governo, che da queste battute iniziali, vede nella figura di Salvini e compagni un allargamento dei consensi ai danni del partner M5S.
Ciò che il mercato esige è in primo luogo senso di responsabilità dei vertici italiani e maggiore compattezza nelle dichiarazioni (e nei fatti). La finanziaria ideale a nostro avviso dovrà presentare potenzialità di sviluppo per il Paese (gli sgravi fiscali per intenderci che impatteranno sui bilanci futuri, FLAT TAX o strumenti analoghi) e cassa immediata, attraverso imposizioni dirette o tagli che impattino sul bilancio presente. Indubbiamente un po’ meno attraenti sono le misure legate a sussidi, quali reddito di cittadinanza e trasferimenti a categorie improduttive.
Si sente solo parlare di provvedimenti per i cittadini e questo indubbiamente fa bene alla fiducia e alle speranze del popolo italiano, ma argomenti come il nodo degli NPL e le ricapitalizzazioni bancarie andrà anch’esso affrontato visto che rappresentano ancora più del 10% dei prestiti totali del nostro sistema bancario.
I livelli dello spread quindi non sono sotto controllo; per i prossimi mesi consigliamo cautela a entrare (ovviamente in minima parte) su titoli di debito italiani aspettandoci probabili turbolenze a ridosso delle seguenti scadenze:
- 27 settembre: presentazione del documento strategico di programmazione economico-finanziaria fino al 2021, che ovviamente comprenderà gli obiettivi di deficit. Recenti indiscrezioni indicano che la presentazione potrebbe essere anticipata di qualche giorno.
- 5 ottobre: presentazione della legge finanziaria per il 2019. Entro una settimana sapremo se la Commissione Europea considererà il nostro budget ‘significativamente non conforme’ ai target fiscali attesi. Altrimenti un giudizio più organico e meno immediate (e foriero di conflittualità) arriverà entro il 20 novembre.
- 31 dicembre: entro questa data la legge di bilancio dovrà essere approvata in Parlamento.
Vista la delicatezza del momento e il tipo di coalizione che ci governa aspettiamoci un autunno molto caldo.
Ancora alcune considerazioni di carattere generale.
Il divario tra USA e resto del mondo è ad una delle sue massime espressioni di sempre. Anche questa pagina era già scritta da tempo grazie alla velocità e (abilità) con cui gli Stati Uniti hanno affrontato la crisi finanziaria e bancaria di 10 anni fa, rimettendo in moto la macchina produttiva con massicce manovre accomodanti di carattere finanziario prima e fiscale poi.
Il divario tra USA e resto del mondo è ad una delle sue massime espressioni di sempre. Anche questa pagina era già scritta da tempo grazie alla velocità e (abilità) con cui gli Stati Uniti hanno affrontato la crisi finanziaria e bancaria di 10 anni fa, rimettendo in moto la macchina produttiva con massicce manovre accomodanti di carattere finanziario prima e fiscale poi.
Fonte: Kepler Cheuvreux
Per quanto concerne i mercati emergenti, come previsto, è iniziato uno stress sui prezzi che ha accelerato in modo sensibile nel mese di agosto (-15% da inizio anno).
La svalutazione delle valute emergenti che vede in testa Lira turca e Peso argentino coinvolge sempre più Paesi ogni giorno che passa (solo nella giornata di ieri il Rand sudafricano ha ceduto il 3% vs dollaro). Il perché ovviamente ha origini dalla convergenza di differenti fattori che hanno contribuito al rientro di capitali verso i lidi americani coinciso con il termine delle politiche monetarie espansive e le iniziative protezionistiche del Tycoon (“America first”).
Anche su quest’asset class le turbolenze non dovrebbero essere finite a meno di un dietro front su dazi o iniziative monetarie espansive che immettano nuova liquidità sul debito emergente.
In questo scenario resta comunque inevitabile aspettarsi un dollaro forte e PMI americano in forte crescita con tutte le implicazioni che possono derivare su inflazione, consumi e salute dell’economia a stelle e strisce.
La svalutazione delle valute emergenti che vede in testa Lira turca e Peso argentino coinvolge sempre più Paesi ogni giorno che passa (solo nella giornata di ieri il Rand sudafricano ha ceduto il 3% vs dollaro). Il perché ovviamente ha origini dalla convergenza di differenti fattori che hanno contribuito al rientro di capitali verso i lidi americani coinciso con il termine delle politiche monetarie espansive e le iniziative protezionistiche del Tycoon (“America first”).
Anche su quest’asset class le turbolenze non dovrebbero essere finite a meno di un dietro front su dazi o iniziative monetarie espansive che immettano nuova liquidità sul debito emergente.
In questo scenario resta comunque inevitabile aspettarsi un dollaro forte e PMI americano in forte crescita con tutte le implicazioni che possono derivare su inflazione, consumi e salute dell’economia a stelle e strisce.
Fonte: Deutsche Bank
In conclusione questo resta un anno per i rendimenti finanziari difficilissimo.
Tutte le asset class, da quelle obbligazionarie a quelle azionarie (eccezion fatta per la borsa americana) sono in area negativa e non di poco. Si passa da una discesa di prezzi dei bond governativi Paesi sviluppati (USA e Europei periferici decennali flettono da un 2 a 5%, con maglia nera il nostro BTP), passando per i sopracitati bond emergenti tutti in negativo addirittura in doppia cifra. Non va meglio al mercato azionario né in Europa né in Asia dove le Borse patiscono il clima protezionistico statunitense accusando cali sopra il 5-6% nell’area UE, più profondi ancora le discese di quelli asiatici.
Qui sotto esposti i valori dei principali indici di mercato alla chiusura del 4 settembre.
Tutte le asset class, da quelle obbligazionarie a quelle azionarie (eccezion fatta per la borsa americana) sono in area negativa e non di poco. Si passa da una discesa di prezzi dei bond governativi Paesi sviluppati (USA e Europei periferici decennali flettono da un 2 a 5%, con maglia nera il nostro BTP), passando per i sopracitati bond emergenti tutti in negativo addirittura in doppia cifra. Non va meglio al mercato azionario né in Europa né in Asia dove le Borse patiscono il clima protezionistico statunitense accusando cali sopra il 5-6% nell’area UE, più profondi ancora le discese di quelli asiatici.
Qui sotto esposti i valori dei principali indici di mercato alla chiusura del 4 settembre.