AGGIORNAMENTO MERCATI: istituti centrali influenzati o influenti


La maxi operazione di salvataggio che le Banche Centrali di tutto il mondo hanno messo in atto negli ultimi 10 anni ha segnato un’epoca dando origine a nuove dinamiche ed equilibri.
A nostro avviso alla storica funzione di stabilizzatore dei prezzi le Banche Centrali hanno preso atto della necessità di intervenire per mantenere in equilibrio altre due fondamentali variabili: il debito aggregato e la fiducia degli investitori.
Che tali interventi volti alla stabilizzazione dei mercati non prevedessero manovre rapide ed estemporanee, era più che prevedibile, che si generasse una dipendenza sempre più stretta da ogni minimo intervento o dichiarazione, probabilmente è un fenomeno con cui dovremo fare sempre più i conti in futuro.
Quando si parla di debito aggregato ci si riferisce ad ogni componente debitoria presente nel sistema economico. In poche parole tutto ciò che si consuma non con denaro “risparmiato” ma semplicemente preso in prestito. Quasi tutte le manovre economiche che coinvolgono la spesa pubblica sono sostenute grazie a denaro prestato, così come la percentuale dei consumi privati è sempre più “finanziata” e meno “sottratta” ai nostri risparmi. E questa tendenza è spaventosamente cresciuta portando con sé notevoli conseguenze e relative considerazioni.
Per prima cosa se il mercato dovesse muoversi in totale assenza di aiuti monetari, sarebbe costretto a quotare gli strumenti finanziari rispettando gli assiomi dell’equilibrio tra domanda e offerta e di sostenibilità di debiti a fronte di utili societari. Poco altro inciderebbe sul pricing. Questo concetto di “giustizia” economica sappiamo senza ombra di dubbio essere inapplicabile. Immaginare di ridurre il nostro benessere in quanto coerente con la minor crescita globale non solo è inimmaginabile ma talmente impopolare che nessun politico si sognerebbe di inserirlo tra i punti salienti della propria campagna elettorale.
Pertanto ne consegue una crescita esponenziale della componente di debito. Per tenere però a bada il mostro del debito la politica fissa senz’altro regole volte a monitorare e arginarne gli eccessi, ma per sua fortuna ha di recente scoperto che solo grazie all’intervento delle Banche Centrali può sviluppare più efficaci e meno dolorosi meccanismi di difesa. E questo lo sanno gli stessi banchieri centrali, consapevoli che se si lascia che il debito mieta le sue innumerevoli vittime, il recupero della fiducia da parte degli investitori sui mercati sarebbe così lungo da far piombare l’economia in una recessione senza precedenti.
Per quanto si voglia ancora credere che l’operato delle Banche Centrali sia autonomo sono ormai sotto gli occhi di tutti le continue pressioni degli organi politici dei vari Paesi sull’operato dei suddetti istituti. Dittature o democrazie che siano, tutte sono allineate sull’importanza di avere la politica monetaria a loro supporto. Chi controlla gli istituti centrali vive sonni tranquilli.
La Fed è perciò il burattinaio dei mercati, artefice di ogni trend al rialzo o al ribasso, in quanto regolatore non tanto dell’inflazione quanto della montagna di debito in circolazione. Che tale istituto resti però indipendente risulta alquanto improbabile. Le colombe saranno sempre più invocate rispetto ai falchi e il loro operato “accomodante” sarà il più efficacie sostegno al consensus politico del Tycoon.
Le considerazioni che ne emergono sono che mercati e banche centrali avranno un destino legato per lungo tempo e che la fiducia dei mercati stessi dipenda dalla velocità di reazione di queste ultime. E’ probabile che in uno scenario di questo tipo la volatilità si possa sprigionare ma non per periodi prolungati in quanto prontamente “ripresa” dal sostegno monetario ormai collaudato, perciò le contrazioni possono spesso rappresentare occasioni di acquisto.
Questa che vi proponiamo è una valutazione macro che ha una sua valenza in assenza di shock esogeni particolarmente forti che vadano a rompere determinati equilibri economico-politici.
Che siano influenzati o che influenzino semplicemente i mercati, i banchieri centrali resteranno i protagonisti del sistema finanziario per lungo tempo col concreto rischio di perdere il loro storico ruolo super partes.


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