AGGIORNAMENTO MERCATI: : Tokenizzazione e blockchain


Ci sono fenomeni che a volte possono oscurare materie più dibattute, che sono già oggetto di maggior consenso e pubblico dominio. Per molti suona infatti come una mezza eresia infilare in un blog di matrice finanziaria parole come Bitcoin o Criptovalute.
Qui però non si tratta né di creare confusione né di voler abbattere le fondamenta della macroeconomia. Si sta semplicemente materializzando un fenomeno rivoluzionario nell'ambito degli scambi di beni e nella registrazione degli stessi. Abbiamo già avuto modo in questo blog di affrontare l'argomento quando con ogni probabilità i tempi non erano ancora maturi e la presenza della speculazione in tale ambito era dominante, sottolineando però già quattro anni fa come lo sviluppo di processi blockchain e dei token fungibili (e non fungibili) sarebbe stato con ogni probabilità rivoluzionario.
Prima però di analizzare le opportunità di investimento in tali ambiti è giusto far luce sul significato di blockchain e token appunto.
La blockchain si può definire come una catena di dati condivisibile ma che non può essere mutata, intaccata. Detta così potrebbe non rappresentare un'opportunità così facile da identificare. Il punto è che applicata a qualsiasi forma di transazione o di spostamento di dati in qualsiasi settore economico e non solo rende questo processo talmente trasversale da farci intuire la sua portata rivoluzionaria e universale. Pertanto il concetto della blockchain può essere inteso come sinonimo di sicurezza, affidabilità, trasparenza che comporta un abbattimento di costi nei confronti di quelli che oggi sono istituti riconosciuti e regolamentati, quali pubblica amministrazione, banche, intermediari, che si occupano di banche dati registrati in maniera centralizzata. La progressiva diffusione di questa tecnologia è pertanto un percorso irreversibile che sarà inevitabilmente assorbito in tutti quei settori o servizi dove sarà previsto uno scambio di dati, beni e qualsiasi altra cosa ci venga in mente.
Capiamo bene perciò che né siamo di fronte ad una moda, né ad una fonte alternativa di investimento speculativo. Il sottostante ha basi tecnologiche solide, che, ovviamente, come tutto ciò che rappresenta il nuovo, può in prima battuta spiazzare e, se non conosciuto nel suo significato reale, intimorire.
Token e criptovaluta potrebbero essere definiti come l'oggetto scambiabile. 
I token, infatti, possono essere intesi come informazioni digitali registrate su un registro distribuito e rappresentative di un diritto come la proprietà di un asset, l'accesso a un servizio, la ricezione di un pagamento etc. I Token su blockchain e le criptovalute, cioè le monete digitali decentralizzate quali Bitcoin, Ethereum e diverse altre Alternative Coins, hanno molti punti in comune e si possono confondere facilmente. Esistono infatti dei token che vengono utilizzati proprio come moneta. Questi token, denominati Stable Coin, hanno caratteristiche di versatilità e programmabilità tipiche delle criptovalute e vengono definiti token fungibili. I token fungibili sono quelli che possono essere sostituiti con qualcosa di identico, una replica in buona sostanza delle banconote.
Esiste però un'altra categoria di token: quella dei token non fungibili. In questo caso ogni token avrà attributi (come, ad esempio, un codice identificativo) che lo rende unico. Con questi token è possibile rappresentare qualsiasi tipologia di asset sia digitale che fisico. Gli NFT (non fungible token) vengono comunemente utilizzati per la gestione dell’identità digitale, l'automazione dei processi di supply chain, il voto elettronico e diverse altre funzioni che comportino l'individuazione e l'unicità di un elemento. 
Capiamo perciò che la tokenizzazione sarà un’invasione disordinata nella quale ogni settore produttivo o livello di servizio si cimenterà nel tentativo di abbattere costi, velocizzare processi, intercettare fette di mercato ed aumentare la propria efficienza e digitalizzazione.
Ora, non conoscendo il grado di preparazione dei lettori, ci teniamo a scusarci sia con gli esperti in materia sia con chi ne è completamente a digiuno. Troviamo però corretto includere il fenomeno della diffusione delle criptovalute tra gli eventi economici di cui dibattere e non liquidabile perché non appartenente al sistema finanziario regolamentato. 
La diffusione di BITCOIN ormai ha contagiato multinazionali, fondi istituzionali, hedge funds; così come la tokenmania sta stimolando la fantasia di numerosi programmatori che si stanno lanciando nella creazione di nuove criptovalute e NFT di ogni sorta. Stando ai sondaggi, un americano su 2 ha già investito in BITCOIN. Quest’ultimo aspetto è sicuramente meno significativo del fatto che sulla valuta digitale siano entrate le cosiddette mani pesanti. 
Considerato quindi che questo fenomeno è né più né meno che una faccia del progresso digitale, se vogliamo sintetizzarlo all’ennesima potenza, e considerando che acquisiamo ogni giorno che passa sempre qualche elemento in più che ci aumenti la consapevolezza dell’utilità della blockchain, ha senso investire in BITCOIN? Quali potrebbero essere le criptovalute o le scelte più promettenti in termini di investimento finanziario dentro il mondo della blockchain?
Beh per prima cosa, ad una domanda del genere si comincia prendendo spunto dalle figure più autorevoli delle istituzioni politiche e finanziarie. Yellen, Lagard, Powell pongono l’accento sull’instabilità della valuta e sul fatto che BITCOIN e compagni rappresentino un investimento altamente speculativo. Questo è indubbio quanto ovvio, dal momento in cui trattasi tutti di strumenti valutari non riconosciuti dalle autorità monetarie. Questo è l’aspetto che crea la volatilità alle criptovalute. Se da un lato confluisce denaro su questi temi, dall’altro il timore che un domani non vengano “accettati” all’interno del panorama dei mercati regolamentati porta a fasi di fuga improvvise di capitali. 
Questa è la vera incognita. La regolamentazione delle criptovalute è un passaggio obbligato, se non altro per non delegittimare del tutto il dollaro, ma soprattutto per non perdere il controllo di flussi sempre più ingenti di capitale. Oggi 5 maggio 2021 la capitalizzazione di mercato del solo BITCOIN  supera il bilione di dollari (i mille miliardi per intenderci…).
Resta da capire se le criptovalute possano avere un valore crescente e quali siano i reali motivi di questa potenziale crescita sapendo che potrebbero essere messe sotto pressione dalle autorità monetarie da un momento all’altro.
Francamente crediamo poco al concetto della riserva di valore alternativa al dollaro, come se l’interesse verso il BITCOIN fosse mosso prevalentemente dalla svalutazione del biglietto verde. Che quest’ultimo sia destinato ad una progressiva svalutazione è realistico, viste le politiche monetarie ultra-espansive messe in atto dalla FED. Sicuramente una necessità più sentita per tutti quei Paesi (asiatici, mediorientali, dell’America latina) con valute deboli. 
Essendo il numero in circolazione di BITCOIN o di altre Cripto limitato e non duplicabile però è altresì vero che il suo valore risponda più che mai alla logica della domanda/offerta e, in una fase espansiva come quella attuale in cui sempre più processi si dotano della necessità di scambiare queste valute digitali, è verosimile attendersi un aumento della domanda rispetto all’offerta. A distorcere il prezzo ovviamente contribuisce l’effetto leva finanziaria che si affianca alle logiche di mercato, responsabile principale dell’elevata volatilità. La leva finanziaria non poteva non affondare le mani in un mercato così “ghiotto” di opportunità…
Le conclusioni che si possono trarre dopo questa rapida infarinatura sul tema, quindi, le riassumeremo in punti più da interpretare come raccomandazioni di buon senso che come veri e propri consigli operativi:
  • Non trattare le Criptovalute come un vero e proprio asset finanziario, ma dedicarci (eventualmente per chi ne fosse interessato) piccole somme da utilizzare preferibilmente in un’ottica di trading
  • Selezionare piattaforme non solo attendibili, ma dove le leve finanziarie siano contenute se non assenti vista già l’elevata volatilità dei sottostanti.
  • Scegliere le criptovalute principali e con un minimo di storicità (almeno per ora). Intanto perché da queste (vedi Ethereum soprattutto) si genereranno future criptovalute o possibilità di sviluppare NFT che aumenteranno i volumi delle prime facendone lievitare il prezzo. NB: nuove cripto non necessariamente “toglieranno mercato” alle vecchie, anzi in alcuni casi potranno aumentare la domanda di queste ultime.
  • Se si vuole tentare la fortuna con qualche nuova “emissione” di criptovaluta verificare la presenza di token e quindi di fruibilità nonché di utilità futura che da essa si venga a generare.
  • Esistono anche panieri di cripto sotto cappello di ETF (e quindi strumenti quotati) che possono permettere all’investitore di mettere un piede in questo mondo diversificando e riducendo il rischio di scivolare in un terreno di difficile lettura e ancora troppo selvaggio.
Ricordiamo ancora che intorno a questo tema orbitano svariate truffe e quindi il fai da te senza la dovuta istruzione in materia è altamente sconsigliabile. Ma al contempo ci piace ricordare di mantenere alto il livello di curiosità di fronte al cambiamento, perché in fondo è di questo che si tratta.



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