AGGIORNAMENTO MERCATI: la ricchezza condivisa
Insistiamo sull’ approfondire il tema delle riforme che stanno coinvolgendo l'intero apparato economico cinese. Se da un lato non è così scontato avere le idee chiare sulle mosse di Pechino e sulla traiettoria che potrà intraprendere economicamente il paese, dall'altro è fondamentale comprendere le ragioni politiche e sociali che ne stanno alla base.
Per prima cosa è utile analizzare la profonda trasformazione demografica in atto. Il Paese infatti ha visto una drastica riduzione delle nascite negli ultimi 20 anni. Tale fenomeno è andato inevitabilmente ad impattare sulla forza lavoro che è scesa a 890 milioni c.a. di unità contro i 930 del 2010 portandosi al 63% della popolazione nazionale. Se il trend non dovesse invertire la rotta è previsto che al termine del prossimo quinquennio il numero dei lavoratori sul mercato si ridurrà di altre 35 milioni di unità.
A questo dato (abbastanza in linea con la tendenza nazionale, ed in generale, europea) ve n’è un altro che fa parte della naturale metamorfosi di una popolazione in pieno sviluppo economico e culturale: la crescita dei cosiddetti “colletti bianchi” e delle loro ambizioni lavorative in settori alternativi ovviamente alle catene di montaggio.
Non è da sottovalutare infatti che in Cina, per poter accedere a determinati posti lavorativi “prestigiosi” che prevedano mansioni manageriali, fino a ieri veniva intrapreso un percorso formativo assai impegnativo sia dal lato didattico sia economico. Il sistema dell’istruzione scolastica prevedeva esami scolastici già nei primi anni delle elementari (ora aboliti dalla nuova riforma) che davano non pochi grattacapi alle famiglie, le quali spesso e volentieri ricorrevano ad un affiancamento privato nell'istruzione dei propri figli.
E proprio nei confronti di questa spirale sociale in cui si stava avvitando il paese contro cui punta il dito il governo, dichiarando tale prassi responsabile della scarsa crescita demografica per via dello stress arrecato e dei costi sempre più elevati ed insostenibili da parte delle famiglie. Il rigore con cui viene preso l’impegno lavorativo ed il “riscatto sociale” rivolto ai figli spinge la popolazione stessa ad anteporre i propri doveri alla procreazione. Questa è la spiegazione ufficiale, quella fornita dal Governo, dove il Paese ed il benessere dei cittadini deve guidare ogni scelta di carattere politica ed economica.
La limitazione della libertà per un bene superiore e comune ha pertanto previsto che i ragazzini possano disporre di maggior tempo libero, purché non davanti ai videogiochi (definiti l’oppio della mente), che i lavoratori debbano beneficiare di adeguamenti salariali in modo da spingere anche le fasce più umili a continuare a svolgere lavori “umili”, magari con qualche figlio in più a carico.
Su questi presupposti si aprono tutta una serie di misure messe in atto dal governo che portano ad un maggior controllo e ad una statalizzazione di diversi servizi. Perché tutto ciò però non assuma le sembianze repressive occorre dare un'immagine di rinnovamento a vantaggio del cittadino. La parola chiave infatti con cui vengono promosse queste iniziative pubbliche e “gongtong fuyu”, ossia “ricchezza condivisa”.
Il miglioramento delle condizioni lavorative è condizione necessaria per rendere partecipi i cittadini delle grandi riforme sociali che prendono in prestito risorse dalle libertà dell’individuo per aumentare il benessere (non solo economico) della collettività.
Resta da vedere se le misure per il contrasto alla contrazione demografica e della forza lavoro, nonché di controllo su istruzione e abitudini delle nuove generazioni saranno efficaci e verranno bene accolte soprattutto dai giovani.
Quello che è certo è una riduzione dei margini delle realtà produttive del Paese, le quali, allineandosi al piano socio-industriale, parteciperanno allo sforzo economico pubblico con risorse proprie in un’ottica di aumento salariale e redistribuzione reddituale.
Sospingere la domanda domestica è una conseguenza naturale per la concretizzazione della cosiddetta transizione socio-economica da Paese puramente produttivo ad una realtà sviluppata e tecnologica. La crescita dell’economia domestica necessità di un crescente potere d’acquisto della popolazione locale.
Vista l’industrializzazione selvaggia, guidata dai grossi gruppi capitanati da poche famiglie, rispetto a quanto accadde ai Paesi occidentali nel dopoguerra, l’economia del dragone stenta a creare in modo naturale una classe media. Il contributo non esattamente “spontaneo” di colossi tech cinesi è pertanto stato varato di recente. Ciclopici flussi di denaro andranno presto a finanziare i progetti governativi. Tencent ha costituito un fondo da 50 miliardi di YUAN (6 miliardi di € c.a.) destinato alla “ricchezza condivisa”, così pure Alibaba ha annunciato di mettere a disposizione più di 100 miliardi di YUAN. Anche Pinduoduo ha da subito offerto collaborazione concentrandosi sulle politiche di rilancio dell’economia rurale e di rinnovamento tecnologico e qualitativo del mondo agricolo cinese con investimenti diretti pari a 10 miliardi di YUAN (1,3 miliardi di €).
Una Cina che cambia e sempre alla velocità della luce. Su questi mercati è facile restare spesso a guardare senza poter dare spazio a movimenti tattici, capaci di scongiurare repentine flessioni degli indici.
I più scottati per ora sono i capitali stranieri, i quali, sempre meno “vitali” per l’economia cinese, vengono a piacimento fatti accomodare verso altri lidi se non in linea con la causa del Paese.
Resta per i principali gestori internazionali, come già sottolineato in precedenti articoli, un mercato in cui esserci e da considerare indubbiamente in espansione. Quanto possa essere ancora profonda la voragine percorsa dagli indici di Borsa asiatici è indubbiamente di difficile lettura. Saranno infatti le future trimestrali dei principali colossi tecnologici a trasmettere i segnali per interpretare lo forzo economico in atto.
Intanto il tasso di inflazione annuale della Cina è salito inaspettatamente allo 0,8% ad agosto mancando il consenso del mercato. È stata la crescita stata più bassa degli ultimi cinque mesi… Pechino ha anche fissato gli obiettivi di crescita dell’inflazione inferiori rispetto al 2020 (il 3% contro il 3,5% dell’anno precedente) mettendo probabilmente già in conto una diminuzione dei consumi legati a quei settori attualmente “sgraditi” o quantomeno da riformare.
Per concludere non poteva tardare la mannaia del Governo cinese sul mondo del Metaverso, la famosa realtà virtuale in cui si immergono sempre più persone investendo tempo e denaro. La diffusione di queste piattaforme che consentono agli individui una vera e propria vita parallela, preoccupano notevolmente il regime, che più che mai vi intravede una pericolosa minaccia all’identità e all’integrità del popolo cinese.
Ieri società di software legati a questo mondo (su cui tanto sta puntando Facebook…) come Wondershare Technology, Tencent, NetEase, Bilibili, Goertek, hanno subito forti cali in Borsa e stando alle dichiarazioni della stampa di stato tutti coloro che desidereranno investire tempo e denaro nei prossimi anni in questo ambito ne resteranno sicuramente scottati. Inoltre Pechino ha voluto assicurarsi che presso tutte le società di gaming del Paese venissero poste in essere le misure di controllo all’utilizzo per i minorenni dei video giochi per un periodo non superiore alle 3 ore settimanali
Che possa intravedere il Governo una minaccia alla perdita di controllo e di attenzione dei cinesi verso le questioni reali del Paese è pacifico ed in linea con l’atteggiamento austero ed illiberale che lo caratterizza, ma se per una volta avesse davvero a cuore la salute del proprio popolo? Se l’eccessiva estraniazione dalla realtà sfociante in un utilizzo frenetico di gaming, metaverso e social fosse davvero un fenomeno da guardare con attenzione e il dovuto timore?
Non solo quindi ricerca di profitto di questi tempi per l’Economia del Dragone. Citava ieri Milano Finanza una dichiarazione proveniente dalla stampa di stato cinese Xinhua sulle nuove frontiere dell’imprenditoria cinese: a detta del Governo “le società dovrebbero anche limitare risolutamente le tendenze errate come concentrarsi solo sul denaro e solo sul traffico, e cambiare le regole e i progetti di gioco che inducono i giocatori a indulgere"
La sensazione è che sulla questione cinese ci esprimeremo ancora diverse volte...