AGGIORNAMENTO MERCATI: la principale minaccia per il "PARCO BUOI"
“Parco buoi” è un termine coniato per indicare l’investitore fai da te e credo esista da sempre, almeno da una ventina d’anni, cioè da quando iniziai a lavorare in questo settore.L’impietosa metafora, che paragona gli investitori alle mandrie di bovini che pascolano vicino al macello inconsapevoli del loro destino, rischia di essere sempre più attuale nonostante il passare degli anni e la mole esorbitante di notizie a disposizione anche dei più attenti e volenterosi bovini.
Siamo già scesi sul tema mettendo in guardia del rischio nel dar credito al giornalismo finanziario e ci sono momenti in cui la sua pericolosità aumenta drasticamente. Bene crediamo che questo sia uno di quei momenti.
Per prima cosa proviamo a metterci nei panni del fantomatico giornalista. La direzione mi chiede più visibilità della testata, più lettura, più vendite di quotidiani. Mi metterò a scrivere un articolo zeppo di riferimenti statistici, probabilistici, con spunti prospettici macroeconomici di medio periodo o spargerò terrore cercando di materializzare in poche righe un disaster movie mozzafiato?
La risposta è scontata, specie in un Paese, il nostro, dove tanti, troppi, stanno lontano dai mercati azionari per paura, sfiducia, intolleranza alle oscillazioni e probabilmente appunto all’eccessiva sensibilità al terrorismo mediatico.
I media sono un’industria e vendono il loro prodotto, non dimentichiamolo mai. E questo prodotto non va confuso con una variabile utile a costruire un portafoglio o a prendere decisioni in ambito finanziario.
La maggior parte dei giornalisti non sono né analisti né “guru”, ma più forse dei cantastorie e più le storie si fanno avvincenti e meglio è.
I consulenti, per lo meno quelli che provano a fare il loro lavoro in modo onesto e professionale ci combattono da anni con questa situazione. Hanno dovuto col tempo inserire la voce “psicologo” all’elenco delle loro expertise proprio al fine di riportare calma post sbornia da panic news dei loro clienti.
Il copione di questi giorni è questo.
Ci stiamo imbattendo in un probabile “ridimensionamento” di alcuni titoli legati in particolare al mondo dell’AI che pesano assai sui listini.
Il -10% di NVIDIA di qualche giorno fa è corrisposto ad una contrazione di valore pari a 280 MLD di $ (equivalente all’azzeramento della capitalizzazione di un titolo come NETFLIX, faceva notare in un post la Donatella Principe, strategist di Fidelity). Ovviamente questo per i media è un assist perfetto per la capitolazione del mercato tech, in particolare dell’AI.
Così pure la recente debolezza di alcuni dati macro sta alimentando ancora una volta lo spettro della recessione. Mentre scriviamo siamo tutti col fiato sospeso in attesa dei dati sull’occupazione americana (Payroll day), che se per sbaglio dovessero deludere (il dato per esempio uscisse sotto le 100.000 unità), la parola recessione scalerebbe presto di nuovo la classifica su Google tra le most searched words.
E allora come ci si può distinguere all’interno di un parco buoi? Come si può cambiare natura, magari trasformandoci in una figura più evoluta, che so un minotauro?
Questo mitico auspicio passa inevitabilmente dalla leggerezza con cui riusciremo ad aprire i giornali in questi giorni. E potremo farlo solo se abbiamo ben saldi alcuni aspetti:
Ma una cosa è certa, l’unico aspetto che ci può accomunare agli articoli dei principali media sta nella forma quasi mai nei contenuti.
Siamo già scesi sul tema mettendo in guardia del rischio nel dar credito al giornalismo finanziario e ci sono momenti in cui la sua pericolosità aumenta drasticamente. Bene crediamo che questo sia uno di quei momenti.
Per prima cosa proviamo a metterci nei panni del fantomatico giornalista. La direzione mi chiede più visibilità della testata, più lettura, più vendite di quotidiani. Mi metterò a scrivere un articolo zeppo di riferimenti statistici, probabilistici, con spunti prospettici macroeconomici di medio periodo o spargerò terrore cercando di materializzare in poche righe un disaster movie mozzafiato?
La risposta è scontata, specie in un Paese, il nostro, dove tanti, troppi, stanno lontano dai mercati azionari per paura, sfiducia, intolleranza alle oscillazioni e probabilmente appunto all’eccessiva sensibilità al terrorismo mediatico.
I media sono un’industria e vendono il loro prodotto, non dimentichiamolo mai. E questo prodotto non va confuso con una variabile utile a costruire un portafoglio o a prendere decisioni in ambito finanziario.
La maggior parte dei giornalisti non sono né analisti né “guru”, ma più forse dei cantastorie e più le storie si fanno avvincenti e meglio è.
I consulenti, per lo meno quelli che provano a fare il loro lavoro in modo onesto e professionale ci combattono da anni con questa situazione. Hanno dovuto col tempo inserire la voce “psicologo” all’elenco delle loro expertise proprio al fine di riportare calma post sbornia da panic news dei loro clienti.
Il copione di questi giorni è questo.
Ci stiamo imbattendo in un probabile “ridimensionamento” di alcuni titoli legati in particolare al mondo dell’AI che pesano assai sui listini.
Il -10% di NVIDIA di qualche giorno fa è corrisposto ad una contrazione di valore pari a 280 MLD di $ (equivalente all’azzeramento della capitalizzazione di un titolo come NETFLIX, faceva notare in un post la Donatella Principe, strategist di Fidelity). Ovviamente questo per i media è un assist perfetto per la capitolazione del mercato tech, in particolare dell’AI.
Così pure la recente debolezza di alcuni dati macro sta alimentando ancora una volta lo spettro della recessione. Mentre scriviamo siamo tutti col fiato sospeso in attesa dei dati sull’occupazione americana (Payroll day), che se per sbaglio dovessero deludere (il dato per esempio uscisse sotto le 100.000 unità), la parola recessione scalerebbe presto di nuovo la classifica su Google tra le most searched words.
E allora come ci si può distinguere all’interno di un parco buoi? Come si può cambiare natura, magari trasformandoci in una figura più evoluta, che so un minotauro?
Questo mitico auspicio passa inevitabilmente dalla leggerezza con cui riusciremo ad aprire i giornali in questi giorni. E potremo farlo solo se abbiamo ben saldi alcuni aspetti:
- Se si riducono i consumi e l’economia comincia a cedere qualche posto di lavoro, nonostante la Fed possa venire accusata di essere nuovamente in ritardo con la politica monetaria, Powell parte da livelli di tassi ai massimi negli ultimi 20 anni. La potenza degli effetti delle sue azioni accomodanti potrà rivelarsi poderosa con conseguenze sui mercati assai significative. E questo è lo scenario macro in cui ci troviamo. Direi molto rassicurante a mio avviso!
- Le società che capitalizzano i principali listini stanno facendo utili? Sì, e parecchi. E se il costo del denaro scenderà ne faranno ancora di più tra l’altro.
- L’anno in corso vede le elezioni americane alle porte dove storicamente soprattutto nel primo anno di mandato i presidenti fanno a gara a chi mette in atto politiche fiscali super espansive, con mercati che puntualmente riflettono il clima di fiducia collettivo.
- La volatilità che sempre più spesso mette le ali attraverso meccanismi di certo non descrivibili facilmente sui principali media deve far meno paura di ciò che è. Spesso ha una valenza di breve che viene riassorbita in poche settimane, e se il trend di lungo periodo è rialzista, come nella stragrande maggioranza dei casi (oggi siamo in bull market da ottobre 2022…), va sfruttata per entrare, non certo per liquidare.
- Di solito le fasi di profonda contrazione degli indici seguono delle bolle finanziarie. È stato così dopo i principali rally degli ultimi 25 anni. Non siamo in questo scenario al momento. Ci piomberemo presto? Forse o forse no, in ogni caso se dovesse crearsi sarebbe meglio cavalcarla per un po’…
Ma una cosa è certa, l’unico aspetto che ci può accomunare agli articoli dei principali media sta nella forma quasi mai nei contenuti.