AGGIORNAMENTO MERCATI: opportunità dove meno le aspetti
La caccia alle opportunità di investimento per il 2025 si sta infiammando successivamente al palesarsi delle intenzioni del mandato Trump 2.0.
Alcune più ovvie che dovrebbero fare eco alle future politiche economiche espresse dal Tycoon, altre invece si potrebbero dischiudere seguendo delle logiche meno immediate ma al contempo meno scontate già nei prezzi. Questa è la sfida che si rinnova ogni anno tra i gestori di tutto il mondo.
La convinzione globale è che siano gli USA a tirare ancora una volta le fila di un'economia globale sbilanciata a loro favore. Politiche che mirano a rafforzare la produttività interna statunitense non fanno altro che aumentare tali convinzioni. Si parla quindi di un mercato azionario con prospettive positive per il 2025 che però dovrebbe espandere il proprio raggio d'azione allargando la fetta di quelle società in grado di beneficiare di questa rinnovata fiducia e continua auspicabile crescita economica.
Un S&P equal weighted rappresenta sempre più una scelta diffusa tra gli investitori istituzionali, desiderosi in tal senso di diversificare maggiormente i portafogli dalle solite e dominanti mega-cap statunitensi.
Settori come quello industriale e finanziario accrescono il loro peso nei portafogli azionari USA. Tutto questo in conseguenza alle future iniziative governative miranti ad accrescere la produttività interna e a ridurre un saldo negativo delle partite correnti americane.
Se questo passaggio da un lato però risulta essere quello più intuitivo, dall'altro preoccupa la lievitazione dei prezzi che l'azionario americano ha subito negli ultimi due anni.
Da qui cresce la necessità di individuare nuove opportunità per gli investitori che devono cominciare ad abbandonare la retorica ricorrente e scegliere se attendere che esploda un po’ di volatilità, liquidando nel frattempo parte della loro esposizione, per cogliere opportunità in termini di prezzo sui soliti settori che hanno trainato sinora la crescita degli indici, o volgere lo sguardo a quei mercati notoriamente in ritardo o in parziale difficoltà.
Da inizio anno il mercato europeo, per citarne uno, sta dando segnali di forza relativa rispetto a quello statunitense.
Fenomeno assai raro nella storia degli ultimi 10 anni.
Se poi ci aggiungiamo le crescenti difficoltà di un'economia rimasta indietro sia tecnologicamente che per competitività produttiva, c'è da chiedersi se tale tendenza potrà proseguire. Può apparire decisamente poco intuitivo il raggiungimento dei massimi relativi di questi giorni del DAX a fronte di un'economia interna tedesca in piena crisi da ormai più di due anni. Il PIL tedesco, infatti, sta dando profondi segnali di debolezza anche di fronte a quello di altri paesi europei definiti negli ultimi anni come periferici (PIIGS).
Se però da un lato l'economia interna è da ritenersi in crisi e in una fase di profonda trasformazione, gli utili societari delle multinazionali che concentrano i loro ricavi sui mercati esteri restituiscono segnali confortanti e in continua crescita. Se aggiungiamo ancora un contesto macroeconomico favorevole al taglio dei tassi, e quindi alla profittabilità aziendale, allora ci stupisce meno questo rialzo, destinato molto probabilmente a proseguire nei prossimi mesi.
Tale alone di positività potrebbe coinvolgere anche gli altri Paesi dell'Unione europea, sensibili anch'essi al miglioramento delle condizioni del credito.
Altro macro-tema che spicca tra i gestori in ambito di asset allocation è quello cinese.
Tanti, forse troppi, ancora attendono segnali confortanti da un mercato interno che stenta a decollare, prima di “entrare” su questo mercato.
Stimolare i consumi è una sfida che Pechino non è ancora riuscito a portare a casa. Per farlo servono manovre concrete, massicce, convincenti, capaci di smuovere quel senso di sfiducia che ha paralizzato la Cina in questi ultimi tre anni.
Però comincia a maturare la convinzione che il rischio di ulteriori draw down si sia via via ridotto e che, a fronte di probabili imminenti manovre fiscali e monetarie, anche la domanda interna si possa risvegliare accompagnando così in modo completo le strategie e il piano industriale di un Paese organizzato e predisposto a mantenere la leadership produttiva mondiale per molto tempo sulla maggioranza dei beni tecnologici e non.