AGGIORNAMENTO MERCATI: Cina, cosa attendersi da un mercato controverso
Dal Febbraio 2021 fino a pochi mesi fa la pazienza degli investitori sui mercati cinesi è stata messa a dura prova. La crisi immobiliare, le ristrutturazione del sistema produttivo e le pesanti ingerenze del governo sugli utili societari hanno portato sfiducia, deflazione e immensi accumuli di risparmi sui conti correnti di privati e aziende restii ad ogni forma di investimento.
Pechino a differenza delle altre grandi potenze economiche ha affrontato la crisi del settore immobiliare e della propria economia con metodo ferreo e lasciando spazio a sacrifici e sofferenze, senza curarsi troppo delle conseguenze sociali che avrebbero comportato. Impensabile in contesti occidentali, dove la politica necessità di consensi e gli stessi mercati finanziari sostengono il reddito pro-capite.
Se è vero che la pazienza è la virtù dei forti, sembrerebbe che la Cina stia avviando un periodo più convincente e soprattutto non abbia mai smesso di posizionarsi in modo strategico e competitivo su ciò che sono i nuovi consumi globali compresi quelli più sofisticati e tecnologici.
Lì voleva arrivare e proprio lì sta mostrando i denti al mondo intero.
Nel 2025 la Cina si presenta come un cantiere di trasformazione economica globale, traendo vantaggio da condizioni monetarie favorevoli, una valuta statunitense debole e un intenso programma di riforme strutturali. Tuttavia, il percorso di crescita non è privo di ostacoli: il settore immobiliare rappresenta un buco talmente profondo da non permettere stime precise, mentre l’innovazione tecnologica e la domanda interna emergono come motori di sviluppo che catturano sempre più l’interesse dei risparmiatori cinesi e non solo…
Il nuovo piano industriale del Paese è andato proprio verso questa direzione, varando sostegni fiscali ad aziende tech e dell’automotive creando una vera e propria campagna a favore di questi settori in grado di spostare l’attenzione di famiglie e imprese, ancora scottate dal tracollo immobiliare.
La ricostruzione della fiducia si misurerà nei prossimi mesi col disimpegno della liquidità stipata sui conti da ormai più di 3 anni.
Altro elemento degno di nota è la risposta ai nuovi dazi statunitensi.
La Cina ha mostrato una capacità di adattamento notevole, riorientando parte della produzione verso altri mercati e rafforzando la catena del valore interna. Le esportazioni verso gli USA sono diminuite drasticamente (-34,5% su base annua a maggio 2025), ma la domanda da altri Paesi e la crescita dei settori innovativi hanno parzialmente compensato tale perdita.
Il dominio delle terre rare, il passaggio più strategico del Governo negli ultimi 10 anni, ha sancito la supremazia sugli altri Paesi in termini competitività produttiva di veicoli e apparecchi di ultima generazione. Quando sarà terminata la conquista definitiva del mercato di tali settori allora la marginalità di queste aziende potrà volare non avendo più competitors intorno. Un po’ l’obiettivo di Pechino non più soltanto sui beni “semplici” ma praticamente su tutto il sistema produttivo.
Il risveglio di questo mercato perciò a nostro avviso è solo agli albori e rappresenta la più convincente occasione di acquisto di equity che offra il panorama attuale.
Il recente break-out degli indici cinesi macina consensi a tutte le latitudini. Se sarà sempre possibile un ritracciamento per ragioni politiche non sarà altro che un’occasione di acquisto; perché è sempre più evidente ai più la posizione di forza del paese, sempre meno dipendente da capitali esteri e sempre più competitivo su tutto il fronte economico.
La posizione di forza di questo Paese è però compresa nella sua essenza e struttura.
Ci troviamo di fronte ad una realtà politico-economica che inevitabilmente, se ben amministrata corre più velocemente delle altre. Non stiamo parlando della qualità della vita dei cittadini è strettamente connessa alla libertà di espressione, ma dell’efficienza di una comunità e di un’economia che a livello aggregato si muove rapida verso gli obiettivi prefissati.
Pensiamo a cosa sta accadendo ad esempio in questi giorni negli Stati Uniti caduti in una paralisi interna che sta bloccando fondi e avanzamento lavori infrastrutturali in diverse città. Per non parlare dell’inconsistenza delle politiche comunitarie europee dove, oltre a schieramenti politici, bisogna trovare accordi tra 27 Paesi mai veramente pienamente coinvolti nel progetto.
La Cina dal mero punto di vista dell’efficienza, in un progresso che corre sempre più velocemente, parte da favorita; compatta e operaia, apparentemente immune da distrazioni, monitorate e prontamente stroncate all’occorrenza da Xi e compagni.
