AGGIORNAMENTO: la narrativa dei mercati in pieno shock da AI
Gestori finanziari e risparmiatori di tutto il mondo concentrano le domande e gli interrogativi sul futuro del sistema economico. A volte si focalizzano su aspetti contingenti, altre volte su aspetti più strutturali, che possono indirizzare l’andamento dell’economia del pianeta su binari di lungo periodo, cambiando spesso la retorica dominante fino a quel momento.
Mentre esistono più o meno grandi realtà economiche alle prese con problematiche interne spinose e faticose da risolvere — vedi l’Argentina, con Milei e la sua battaglia contro l’inflazione, che sta tra l’altro dando buoni frutti — altri Paesi emergenti arrancano nel tentativo di rendere meno oneroso il debito, spesso primo fattore detrattore di crescita.
Esistono però dei temi trasversali, potenti nella loro portata e nel loro impatto sulle economie e sugli equilibri mondiali. Al di là di nuovi ordini e dinamiche geopolitiche, probabilmente il tema più ignoto e importante del momento è rappresentato dall’intelligenza artificiale.
Già solo il fatto che una vera e propria montagna di denaro sia stata dirottata, in questi ultimi anni, su questo mondo rivoluzionario della tecnologia ci fa comprendere come sia ormai avviato un processo di trasformazione di tutti i sistemi produttivi e dei settori — da quelli industriali a quelli dei servizi — per il quale è doveroso chiedersi: quali saranno le principali implicazioni e conseguenze di queste trasformazioni in atto?
Sottovoce, la Fed in questi giorni ha mostrato qualche timore. Non solo per l’inflazione, ma anche per l’occupazione. Ci sono mega multinazionali che danno lavoro a milioni di persone e che cominciano a sostituire tali occupati con programmi, inevitabilmente più efficienti, basati sull’intelligenza artificiale.
Non è solo una logica di profitto, ma un livello di servizio e di efficienza che tutte le società sono chiamate ad inserire nei propri processi, pena la perdita di competitività all’interno dei propri settori.
Questo è un tema — quello dell’aumento della disoccupazione globale — controverso, già sollevato in tempi non maturi, per cui molti già si pronunciavano mostrando timore fondato. Altrettanti però sostenevano che sarebbero cambiati i tipi di lavoro, non necessariamente il numero dei lavoratori.
Ora i tempi in cui le società sono chiamate ad agire sono giunti e l’impatto occupazionale nel breve indubbiamente subirà uno shock.
Se il mercato cerca dei motivi, nell’immediato futuro, per riportare i prezzi ad un livello più contenuto e sostenibile, probabilmente l’ha trovato.
Intanto partirei da un presupposto fondamentale: i mercati, di fatto, seguono sempre una narrativa. È finita l’era in cui singoli titoli virtuosi vivevano una propria esistenza lontana, o comunque parzialmente decorrelata, dalle dinamiche del mercato.
Le narrative che si sviluppano sono figlie della fiducia o sfiducia degli investitori.
Motore di tale fiducia al momento è indubbiamente rappresentato dall’IA. Ancora una volta la tecnologia ha trainato i rialzi, come spesso avviene per carità, ma con la consapevolezza di essere di fronte a qualcosa di stravolgente. Se le big cap volano tra ricavi e utili è difficile uno stravolgimento dell’attuale narrativa onestamente.
I prezzi, a tali ritmi di crescita e di fronte agli ingenti capitali investiti su sempre nuovi progetti di interazione con realtà appartenenti ad ogni settore, non sono tirati, non in bolla per così dire, se non in rari casi. Non è detto che non ci si finisca se proprio questa narrativa non cambia, se non sopraggiunge qualche forma di paura a guastare la festa.
Il mercato si ciba di convinzioni diffuse finché non si riempie la pancia o fin quando tali convinzioni crollano. Nel primo caso se ne va dritto in bolla in sbornia da entusiasmi/fomo, nel secondo non ci arriva perché cambia il vento, o per uno shock esogeno o perché i sacrosanti dati “preoccupano”.
Versione troppo filosofica? Sicuramente poco accademica… anche se a mio avviso la variabile emotiva ha preso peso in un mercato che si evolve anch’esso.
Intorno alla considerazione precedente sui rischi occupazionali e agli investimenti che potrebbero non condurre a utili immediati si potrebbe costruire e alimentare il cambio di narrativa.
Nella speranza e personale convinzione che sia ancora presto per fare questi discorsi, la sensazione è che siano questi dati da dover monitorare con più attenzione.
Siamo in piena rivoluzione tecnologica dalla portata assai sconvolgente. Parafrasando gli insiemi matematici staremmo entrando in R4…
